LA PROGRAMMAZIONE DIDATTICA
Il piano di lavoro annuale, formulato da ogni docente, e verificato in sedute collegiali di dipartimento, fornisce opportunità formative adeguate alle esigenze e potenzialità degli studenti, e favorisce lo sviluppo di una vita sociale, culturale ed affettiva ricca e soddisfacente per mezzo di una didattica che si connota pertanto come flessibile. Questo concetto di flessibilità viene ampiamente citato in tutta la normativa che riguarda l’autonomia scolastica (D.P.R. 275/99), e rappresenta quell’insieme di azioni scelte e deliberate collegialmente che consentono di allontanarsi da un’offerta formativa uniforme, statica e pre – determinata. La programmazione disciplinare è pianificata in modo da favorire l’acquisizione, oltre che di conoscenze ed abilità, anche di competenze, al fine di trasformare gli alunni in individui che non solo sappiano, ma sappiano soprattutto essere. La scuola fornisce, infatti, l’insieme di quei fattori personali che riguardano l’immagine di sé e la disponibilità del soggetto ad interagire socialmente. Viene promossa da parte dei docenti l’abilità meta-cognitiva, affinché la consapevolezza del proprio stile cognitivo e la conoscenza dei processi mentali aiutino gli studenti e li facilitino nel processo stesso di apprendimento. L’approccio didattico utilizzato in classe dai docenti è prevalentemente comunicativo e umanistico affettivo, che conferisce centralità agli studenti e trasforma gli insegnanti stessi in guide e facilitatori, piuttosto che unici detentori del sapere. L’educatore è colui che accompagna lo studente nel percorso di definizione di se stesso, è uno spettatore che ne asseconda le esigenze e le propensioni. Il discente non assorbe passivamente conoscenze che gli giungono dall’esterno, ma porta al di fuori di sé la propria razionalità, esprime la propria natura. Si crea un’atmosfera rilassante, nella quale il filtro affettivo sia ridotto quanto più possibile, e si coinvolgono attivamente gli studenti nelle diverse attività proposte, attraverso l’adozione di strategie di insegnamento diversificate, che corrispondano ai diversi stili cognitivi. Nella pianificazione del curricolo si definisce il repertorio di competenze da attivare relativamente alla complessità della persona, le esigenze professionali, le condizioni di lavoro, gli obiettivi da raggiungere, gli esiti formativi da garantire, le metodologie operative, i tempi di lavoro, il monitoraggio e le verifiche. Tra le più importanti metodologie di insegnamento adottate si evidenziano ad esempio il brainstorming o il problem solving, tecniche che favoriscono il confronto e lo scambio tra pari, e fanno emergere le conoscenze possedute dagli studenti in merito a ipotesi da percorrere per il reperimento di informazioni necessarie a colmare i vuoti di conoscenza. Si predilige una programmazione per Unità di Apprendimento, piuttosto che per unità didattiche, in prospettiva di insegnamento che presuppone l’integrazione tra le diverse discipline, con un taglio costruttivo che segue un percorso né predefinito né lineare, ma partecipato e flessibile. Gli obiettivi si sviluppano sulla base dei bisogni emergenti nel contesto didattico. Essi valorizzano principalmente: l’autonomia progettuale, le strategie meta cognitive, l’apprendere in contesto, la costruzione negoziata del significato, la ricorsività poliprospettica, la cooperazione. Nell’organizzazione dell’attività formativa della classe diventa produttivo e rilevante valorizzare le differenze, utilizzandole come risorse sia di individualizzazione che di apprendimento cooperativo. Ogni decisione, presa a livello collegiale o individuale, nella quotidiana azione didattica è sottoposta a continua verifica da parte dei singoli insegnanti, al fine di poterne controllare la fattibilità e, in caso contrario, intervenire opportunamente modificando quanto non risulta idoneo, o poco corrispondente agli obiettivi programmati “in situazione”, all’inizio di ogni anno scolastico. I Programmi Ministeriali costituiscono, comunque, le linee guida per l’impostazione disciplinare di ogni materia, in modo conforme ad essi viene realizzato ogni efficace progetto operativo.
L’Istituto “Casa degli Angeli” accoglie le domande di iscrizione di ogni alunno che ne abbia i requisiti richiesti, e sia disposto ad accettare il Piano dell’Offerta Formativa, il Regolamento e il Patto di Corresponsabilità nella loro integrità, gli garantisce il rispetto dei diritti e delle libertà sancite dalla Costituzione e richiede, per la natura stessa della sua impostazione, la frequenza alle lezioni di Religione Cattolica. L’Istituto predispone una programmazione educativa e didattica attenta e corrispondente ai diversi, reali bisogni che emergono dagli studenti, orientandoli allo sviluppo armonico della personalità. Tiene altresì conto dell’evoluzione del sistema educativo, delle innovazioni didattiche e dell’assordante e contraddittorio contesto sociale, in cui vivono i giovani del nostro tempo, dominato dai mezzi di comunicazione di massa e dalla rivoluzione informatica. Per raggiungere gli obiettivi educativi e didattici, tra la scuola e i suoi utenti si deve instaurare un rapporto formativo, armonico e nel rispetto di regole precise, che impegnino reciprocamente, con le diverse funzioni di competenza, i protagonisti del rapporto educativo. La Scuola incarica i docenti, in modo adeguato alle situazioni, ad accompagnare l’itinerario formativo degli alunni, in particolare di quelli che incontrano difficoltà, per aiutarne il superamento, prevedendo l’insuccesso e la tentazione dell’abbandono scolastico: la strategia degli interventi didattici ed educativi è definita dal Collegio Docenti, è attuata dopo un attento studio “in situazione”, da parte dei “Consigli di Classe” e, per prevenire la dispersione scolastica, si parte sempre da un lavoro di rimotivazione culturale degli studenti. Vengono messe a disposizione tutte le fondamentali strategie educative per il recupero e il sostegno degli studenti in difficoltà.
I corsi di recupero si svolgono sistematicamente dalla metà del 1° quadrimestre e la motivazione allo studio è sicuramente il fattore non trascurabile e sempre presente nell’attività didattica. Ogni progetto di intervento applica, sia nella fase di individualizzazione, che in quella di esecuzione, i criteri studiati collegialmente, ma adattati, misurati sulle situazioni concrete, sia nella fase progettuale che operativa. Sono tenute presenti le indicazioni della C.M. n. 492 del 7 agosto 1996, che riguardano l’organizzazione degli IDEI. Questi interventi assumono, normalmente, la forma del vero e proprio corso di recupero, organizzato in orario extracurricolare, per gli studenti i cui risultati evidenzieranno carenze gravi, ed in “itinere”, sempre per segnalazione del docente della materia, quando il profitto, pur essendo carente, non necessita di particolari interventi esterni o supplementari, ed il recupero può essere facilmente guidato dall’insegnante stesso, che conosce bene le situazioni del proprio alunno, ed è, perciò, in grado di costruirgli una programmazione adeguata, di verificarla e documentarla, ricorrendo a strategie efficaci ad interventi diretti e personalizzati dei quali si rende garante. Può anche succedere che il quadro generale del profitto dello studente, per i più vari e imprevedibili motivi, risulti decisamente negativo. In questo caso, dopo aver valutato tutte le reali possibilità di recupero, considerato il fatto che anche le demotivazioni e la negligenza sono sintomi di un disagio che deve essere aiutato, il Consiglio di classe decide un intervento che potrà essere diversificato nel modo che segue: scelta, tra le materie insufficienti, quelle che presentano maggior gravità (almeno due) ed assegnazione dei corsi di recupero pomeridiano, con la prospettiva che, sanate tali situazioni, si possa provvedere a migliorare le altre, così fino al raggiungimento della sufficienza nella maggior parte delle materie, specialmente di quelle caratterizzanti l’indirizzo; ricorso all’azione assidua e costante del tutorato. E’ ormai una tradizione consolidata e funzionante l’organizzazione dei corsi di recupero estivi. Durano, in linea generale, un mese, dal 25 giugno al 25 luglio, con la ripresa nell’ultima settimana di agosto, prima delle prove finali. I corsi sono frequentati con impegno e regolarmente, dagli studenti, anche per la collaborazione e l’interesse dei genitori, che ne curano e sollecitano la frequenza, e sostengono i propri figli, stimolandoli allo studio ed alla partecipazione attiva e costante. Questo “momento forte”, dal punto di vista didattico, si è sempre dimostrato molto valido, e motivo, anche per i docenti, di profonde soddisfazioni. Un’ altra forma di recupero, che funziona con successo, rivolta specialmente agli studenti delle ultime classi, è lo “sportello help”, organizzato e gestito singolarmente da tutti gli insegnanti, al quale ciascuno può rivolgersi per superare eventuali difficoltà e risolvere problemi incontrati nello studio e nella comprensione degli argomenti.
Allo scopo di evitare il pericolo dell’abbandono scolastico, di prevenire, sostenere il disagio di soggetti fragili, di dare risposte adeguate a chi fa più fatica, e deve essere maggiormente aiutato nel suo cammino di crescita o sorretto, per realizzare un personale progetto di vita, risulta essere indispensabile, specialmente all’interno delle prime classi, la figura di un adulto, che si ponga, con compiti di mediazione, tra i docenti e la classe, di cui costituisce a pieno titolo, il “tutor”. Il passaggio dalla scuola secondaria di primo grado a quello di secondo grado presenta, sempre, perplessità ed incognite, difficili da prevedere e il tutor è come l’occhio vigile di chi è attento ai molteplici, differenziati bisogni di un gruppo, per sollecitare l’integrazione, stimolare l’attività di tutti i membri, ed assolvere compiti rivolti all’intera classe. Le attività di tutorato e di recupero sono momenti connaturati alla normale azione didattica, e finalizzate al raggiungimento, da parte di tutta la classe, degli obiettivi fissati dai Programmi Ministeriali. Esse sono da considerarsi risposte concrete a bisogni reali, per questo motivo devono essere rapportate alle problematiche del gruppo specifico a cui sono destinate, sia nei tempi, sia nella durata. L’attività di tutorato entra comunque in azione già all’inizio dell’anno scolastico, là dove si individuano difficoltà nella comprensione e nell’apprendimento, oppure fragilità nell’applicazione e nello studio. Il criterio preferenziale che ordina tali interventi non è certamente di natura burocratica o formale, ma è quello della prevenzione e del sostegno, tempestivo, radicale. L’azione di tutorato, si presenta come una strategia didattica-metodologica, idonea a sostenere la fragilità conoscitiva di molti giovani di oggi, così da facilitare la conoscenza, e l’apprendimento, necessari per acquisire competenze comunicative-relazionali che, nella quotidiana prassi scolastica possono garantire, alla fine di un percorso formativo, una seria preparazione, in funzione di quella futura attività di lavoro a cui l’indirizzo scelto dagli alunni orienta. Il delicato e prezioso compito del tutor, è affidato ad insegnanti educatori, che sappiano lavorare in compresenza e collaborazione con tutti i colleghi, docenti di classe. In questo ultimo caso, il tutor mantiene rapporti con le realtà produttive e professionali esterne, che accolgono gli studenti dei vari indirizzi, durante tutto il periodo di stage. Nelle classi quinte, inoltre, ogni docente diventa tutor di un piccolo gruppo di studenti e si assume l’impegno di seguire i propri ragazzi, di consigliarli e guidarli nella preparazione e nella stesura della tesina da portare all’Esame di Stato. Inoltre, poiché sembra un dato abbastanza certo che nella scuola la presenza di ragazzi con problemi comportamentali sia sempre in aumento e poiché il benessere emotivo degli alunni è una delle tematiche maggiormente considerate nell’ambito di progetti finalizzati alla prevenzione del disagio e della dispersione scolastica, tutti gli anni viene attivato uno sportello d’ascolto, affidato ad un esperto del settore, uno psicologo, quindi, che si assume l’impegno di ascoltare e seguire i ragazzi con interventi individualizzati e con finalità di supporto psicologico, nei momenti di particolare tensione o difficoltà.
Il Piano dell’Offerta Formativa, dell’Istituto “Casa degli Angeli” delinea uno spazio riservato agli studenti che si presentano con problemi più o meno gravi di disagio, per i quali la scuola deve giustamente investire forze più qualificate e preparate ad agevolare il loro inserimento nella scuola, e nella vita. Al docente al quale viene affidato l’incarico di educatore/sostegno, pur non godendo di una oculata autonomia organizzativa, che investe il modo dell’intervento, il tempo ed il luogo, in classe, o individualmente, fuori dalla classe, è richiesto, che la propria attività, diretta ad agire su uno o più dei soggetti a lui affidati, si distingua nel: promuovere, con la sua presenza attiva nella classe la cultura dell’handicap “in modo da liberare la mente di tutti da pregiudizi, timori e differenze, che ostacolano la sviluppo di rapporti sociali seri e costruttivi”; favorire l’inserimento di ragazzi diversamente abili, nel contesto particolare del gruppo classe, e generale della scuola; conoscere, individuare ogni soggetto, e di adattare gli interventi a situazioni concrete, documentate ed aggiornate, sia nella fase progettuale che operativa. L’attività si individua come aiuto alla gestione dei problemi ed alla definizione di strategie di intervento. Si ritiene altresì essenziale, nell’ambito dell’attività educativa e didattica, favorire la piena integrazione nella normale attività della classe e dell’intera scuola degli alunni diversamente abili, il cui inserimento nella scuola è accompagnato da un documento: la diagnosi funzionale, redatto dall’ASL competente. Sulla base delle indicazioni fornite dal documento, il consiglio di classe elabora il progetto educativo personalizzato, un piano che individua tempi, contenuti e obiettivi che l’alunno può raggiungere anche grazie all’insegnante di sostegno e che gli consente di esprimere al meglio le sue potenzialità. Si intende che la valutazione sarà effettuata in relazione al progetto predisposto e condiviso dal consiglio di classe e dalla famiglia. Ogni consiglio di classe sarà coinvolto nel complesso per quanto concerne ciascuno studente; gli insegnanti di sostegno collaboreranno con l’intero consiglio di classe e con l’intera classe per favorire l’integrazione di ogni studente. Gli insegnati di sostegno “assumono la con titolarità delle sezioni e delle classi in cui operano, partecipano alla programmazione educativa e didattica, alla elaborazione e verifica delle attività di competenza dei consigli di classe” (c.s. art. n. 13, C. 10, O.M. 27 05 1997, n. 330), e per tali motivazioni, sono ugualmente tenuti a presentare il proprio specifico Piano di Lavoro coordinato con i colleghi della classe, entro il 31 ottobre di ogni anno. Per le situazioni di disgrafia, dislessia, discalculia, certificati, saranno applicate, e rapportate ai singoli casi, le indicazioni contenute nella C.M. prot. n. 13987, del 3 novembre 2004, al quale si farà continuo riferimento, riflessione e soprattutto utilizzo degli strumenti compensativi, e delle misure dispensative, necessarie a tutelare ed a risolvere le difficoltà legate a questo disturbo specifico di apprendimento, talvolta presente e verificato anche in ragazzi molto intelligenti di normale capacità.
Nel Piano dell’Offerta Formativa dell’Istituto, uno degli obiettivi prioritari, è quello di educare alla convivenza democratica, alla tolleranza, al rispetto delle realtà sociali e civili, delle culture diverse, e l’apertura solidale al più vasto ambito nazionale, europeo e mondiale. Per tale motivo, da sempre, l’Istituto accoglie ed educa anche alunni proveniente da più lontane e diverse aree geografiche, europee ed extraeuropee. Il fenomeno, contenuto nel numero, solo qualche anno fa, è divenuto, in questi ultimi tempi molto più consistente, destinato a crescere, e problematico per diverse ragioni. Allo stato attuale delle cose si registra la presenza di alunni provenienti da ogni continente, distribuiti in tutte le classi, ed il cui inserimento risulta, talvolta, ostacolato o difficile, a motivo di incomprensioni che derivano, anche, dall’impossibilità concreta di comunicare, a motivo di un uso scorretto, incomprensibile della lingua italiana, parlata e scritta. Se si considera anche il fatto, che l’Istituto Professionale dovrebbe costruire, su una solida piattaforma culturale, una figura professionale, idonea ad inserirsi opportunamente nel mondo del lavoro, si può capire l’importanza che assume, sia per la scuola, che per la vita, l’uso corretto del linguaggio, e per tale ragione, la presenza costante di insegnanti mediatori culturali, che svolgano la funzione del tutor, si pongano accanto, ed accompagnino il processo formativo di ragazzi, talvolta figli di immigrati extracomunitari, i quali non possono trovare certo nella famiglia di origine, quel sostegno integrativo necessario a completare l’istruzione ricevuta a scuola, anzi, spesso, ed è comprensibile, in casa ritornano a parlare la lingua di origine, neutralizzando, nel vissuto, quanto hanno appreso a scuola. Questi ragazzi, non meno e non diversamente dai loro coetanei italiani, hanno bisogno di essere aiutati, perciò vengono affidati a docenti bilingue, qualificati perché mediante l’uso di strumenti didattici idonei, imparino una lingua a loro “straniera”, non come un optional, ma per la necessità, di comprendere la storia e la cultura del paese in cui vivono, per non sentirsi diversi o estranei, per riuscire a costruirsi una vita, a trovarsi un lavoro, per prepararsi ad esercitare, efficacemente, una professione. Il fatto, poi, che sia diverso il paese di origine e la provenienza di questi alunni, alcuni arrivati qui, anche con la procedura dell’adozione internazionale, non permette un progetto uniforme o applicato all’intero gruppo, ma esige un’articolazione varia, studiata in situazione, adattata e tale da rendere necessario un insegnamento individualizzato, diretto, personale. Ogni strategia didattica e metodologica, perciò che possa, in qualche modo, facilitare la conoscenza, l’apprendimento, e permetta di acquistare le necessarie competenze comunicative, relazionali, è adottata dai docenti nella quotidiana prassi scolastica, in modo da garantire, alla fine di un percorso biennale di supporto, risultati accettabili nell’uso funzionale della lingua, sia nella produzione scritta, che orale. Tale conoscenza dovrà essere estesa, anche, all’area delle materie di indirizzo, in funzione della futura attività di lavoro. L’Istituto è in possesso dei requisiti che rendono concreta la validità della domanda. La realizzazione di questi progetti qualifica l’Offerta Formativa dell’Istituto, e costituisce, in questo ambito, una risposta adeguata e pertinente della scuola alla sfida dell’intercultura.
Per verificare la situazione della classe e predisporre un’attività didattica mirata ai bisogni della classe viene effettuata una valutazione diagnostica attraverso test d’ingresso. E’ una valutazione di tipo iniziale adottata per rendersi conto del livello di conoscenze e competenze possedute dagli studenti che provengono da istituti differenti oppure da sezioni diverse del primo anno del biennio. Un sistema di verifica e valutazione è efficace dal punto di vista educativo, se promuove nello studente la capacità di autovalutazione; ciò diventa possibile nella misura in cui l’insegnante è trasparente nelle richieste e nella dichiarazione dei risultati attesi, ed i criteri di misurazione sono motivati, comunicati all’inizio delle prove stesse, insieme ai tempi di esecuzione. Le verifiche seguono il percorso formativo dell’allievo. Esse consentono allo studente di valutare la propria preparazione e all’insegnante di verificare il raggiungimento degli obiettivi proposti, per adeguare di conseguente l’attività didattica. A tal fine: i docenti esplicitano con chiarezza criteri di valutazione e modo delle verifiche, consegnano con tempestività le prove corrette e comunicano le valutazioni effettuate; trascrivono e firmano sul libretto personale i risultati delle verifiche e gli studenti informano i genitori che li sottoscrivono; le verifiche devono essere costanti e in congruo numero, proposte, nei tempi: – all’inizio dell’anno scolastico per rilevare la preparazione di base degli allievi; – durante il processo di apprendimento, per valutare l’andamento; – alla fine del percorso, per verificare le competenze acquisite; le verifiche sono articolate in forma di prove oggettive, questionari, esposizioni scritte e orali, colloqui, lavori di gruppo, ricerche; la strutturazione delle verifiche tiene conto delle tipologie previste per l’esame di stato; i docenti di ciascuna classe programmano e comunicano agli allievi il calendario delle verifiche, in modo da evitare la coincidenza di più prove scritte nella stessa giornata, e di un numero eccessivo di verifiche, scritte e orali, nella stessa settimana. Specifiche prove di controllo sono utilizzate per promuovere l’effettivo conseguimento degli obiettivi cognitivi prefissati, ma anche dell’intero processo di apprendimento. I criteri di misurazione sono motivati ed esplicitati costantemente, soprattutto all’inizio di ogni prova, insieme ai tempi di esecuzione. La verifica “sommativa” è, invece, un sistema di valutazione finale solo individuale, e definitiva che conclude, al termine di un percorso o di un periodo scolastico (modulo, trimestre o quadrimestre), un processo di apprendimento. Tale verifica si presenta come la sintesi oggettiva di tutti gli obiettivi, disciplinari, didattici, educativi, che concorrono alla formazione culturale dello studente. Questo momento della verifica, pertanto, valuta la coerenza fra scelte di programmazione e scelte di valutazione e costituisce la sintesi di un processo di misurazione dei risultati via via raggiunti, scandito dalle prove “in itinere”. Essa tiene conto di standard minimi definiti collegialmente ma anche della pratica di lavoro quotidiano del docente, che si confronta costantemente con la propria programmazione. I tempi della verifica saranno scelti in modo da consentire un’adeguata preparazione; le verifiche tenderanno a valutare il raggiungimento non soltanto degli obiettivi disciplinari specifici, ma anche di quelli trasversali, precisati in sede di Consiglio di Classe. La verifica costituisce un momento di controllo dell’assimilazione degli elementi presentati, riguarda la raccolta di informazioni sui risultati ottenuti e sul possesso di conoscenze o di competenze da parte degli allievi in relazione agli obiettivi di apprendimento previsti dal curricolo. Affinché una verifica sia ben strutturata, essa rispetta scrupolosamente alcuni parametri fondamentali: validità, pertinenza, affidabilità, trasparenza ed attendibilità, ed assicura: la capacità di verificare ciò che intende verificare e nient’altro. I parametri della validità sono la pertinenza, l’accettabilità, la compatibilità tra una prova e un’altra degli studenti e la rapidità nella correzione; l’affidabilità/attendibilità: una prova è affidabile se permette di classificare nello stesso modo, anche a distanza di tempo, una determinata prestazione. E’ coerente con lo strumento che valuta e misura, e quindi, si presenta organico, accurato ed omogeneo.
RIFERIMENTO GENERALE PER LA VALUTAZIONE
RIFERIMENTO GENERALE PER LA VALUTAZIONE (prove scritte)
RIFERIMENTO GENERALE PER LA VALUTAZIONE (prove orali)
Il nuovo esame di stato ha introdotto un sistema di valutazione a punti basato su debiti e crediti e calcolato sui risultati degli ultimi tre anni. Allo scrutinio finale della 3a classe e delle successive 4a e 5a il consiglio di classe attribuisce ad ogni alunno, un punteggio relativo all’andamento degli studi denominato credito scolastico. La somma dei punteggi ottenuti nei tre anni (il punteggio massimo raggiungibile è 25 punti) costituisce il credito scolastico che, nel caso dell’esame di maturità, si aggiunge ai punteggi riportati dai candidati nella prova scritta e orale. Nella nostra scuola si provvede all’attribuzione del credito scolastico al terzo anno, in sede di esame di qualifica. Il punteggio del credito esprime quindi la valutazione del grado di preparazione complessivo raggiunta da ciascun alunno, con riguardo al profitto e considerate la frequenza, l’interesse, l’impegno, la partecipazione alle attività complementari ed integrative ed eventuali crediti formativi. Non c’è attribuzione di credito per gli anni in cui l’alunno non consegue la promozione alla classe successiva. In caso di sospensione del giudizio in una o più discipline, il consiglio di classe rimanda l’assegnazione del punteggio, alla sede dello scrutinio finale quando si accerta il superamento del debito formativo riscontrato, lo studente viene ammesso alla classe successiva.
CREDITO SCOLASTICO – CANDIDATI INTERNI MEDIA DEI VOTI
Il credito formativo consiste in ogni qualificata esperienza, debitamente documentata, dalla quale derivino competenze coerenti con il tipo di corso. Le esperienze che danno luogo all’assegnazione dei crediti formativi sono acquisite, al di fuori della scuola di appartenenza, in ambiti e settori della società civile legati alla formazione della persona e alla crescita umana, civile e culturale, come quelli relativi in particolare alle attività culturali, artistiche e ricreative, alla formazione professionale, al lavoro, all’ambiente, al volontariato, alla solidarietà, alla cooperazione, allo sport. Le certificazioni comprovanti attività lavorative devono indicare l’ente a cui sono stati versati contributi di assistenza e previdenza, oppure le disposizioni normative che escludono l’obbligo dell’adempimento contributivo.